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I SEGRETI PER INGLOBARE UN LEGNO CON TANTI PORI NELLA Resina Epossidica, SENZA INCAPPARE NEL RISCHIO BOLLE

Chi ama lavorare la resina epossidica con manufatti in legno, come tronchi o tavole, ed è già passato su qualche inconveniente, sa bene che, una volta messi a contatto i due materiali, il “rischio bolle” è dietro l’angolo. Se non si presta attenzione nella fase di realizzazione, il risultato finale sarà irrimediabilmente compromesso e più che un inglobamento, sembrerà che il manufatto di legno lo abbiate affogato nella resina. Come scongiurare un simile disastro artistico?

Il primo passo è utilizzare una Resina Epossidica Trasparente di qualità, e questo concetto non smetteremo mai di ripeterlo perché sprecare tempo e denaro è sempre più un lusso per pochi. Per questo genere di lavoro le resine “multiuso” Resinpro sono l’ideale vista la loro ottima resistenza meccanica e capacità di mantenere le proprie caratteristiche, anche se sottoposte ad alte temperature.

Altro aspetto da considerare per la buona riuscita dell’opera è lo stato in cui si presenta il legno che deve essere asciutto e non allo stato grezzo per permettere ai pori di saturare. E’ sempre meglio carteggiare il legno con carta abrasiva, partendo da una grana di 80 fino a salire a 120, 240, 320, per pulire bene la superficie.

Come abbiamo sottolineato più volte le bolle scoppiano a contatto con aria calda per questo uno dei metodi più frequenti per eliminarle è l’utilizzo di un comunissimo phone.

A questo punto per bloccare ogni poro si può passare la resina multiuso con un pennello, facendo attenzione a stratificare il fondo della cassaforma di almeno 2-3 mm. Si evita così il formarsi di bolle sotto il legno dove l’aria calda non riesce ad arrivare in modo adeguato e la brutta sorpresa si riscontrerebbe solo a cose fatte.

Che si scelga di utilizzarla trasparente, per un effetto elegante, o dare all’opera un tocco di vivacità mischiandola con i coloranti, la resina indurita è ideale per la fase di rifinitura, ma anche per proteggere il legno lavorato.

Riassumendo, ecco i 3 errori da evitare in fase di lavorazione se si vuole raggiungere un risultato soddisfacente nella saturazione dei pori del legno:

  • Lavorare su un legno umido;
  • Non pulire la superficie con corrente d’aria, in particolare le parti del legno dove sono presenti i fori;
  • Tralasciare di mettere lo strato di resina sullo sfondo della cassaforma prima di inserire l’oggetto in legno.

E se doveste ancora avere dei problemi, gli esperti ResinPro sono sempre disponibili per rispondere a domande e curiosità sull’argomento.

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COME SI USA LA RESINA EPOSSIDICA: TRUCCHI E GUIDA GENERALE

COME SI USA LA RESINA EPOSSIDICA

TRUCCHI E GUIDA GENERALE

Definizione: La resina epossidica è un Polimero liquido bicomponente, termo – indurente. 

Al di là delle definizioni “tecniche”, la resina epossidica è un prodotto liquido che,  se esposto ad una temperatura minima di 10-15°C, inizia a catalizzare diventando quindi solida.

Qui di seguito alcuni punti “fondamentali” per chi si avvicina per la prima volta a questo prodotto.

Come si dosa la resina?

Essendo un bi-componente, avete a disposizione 2 flaconi , uno contenente la resina “A” e l’altro l’indurente “B”.

Equipaggiarsi di una bilancia elettronica per pesare i grammi e un contenitore dove unire i liquidi

  • Mettete la quantità di A che pensate vi serva, cercando di avere una cifra tonda in grammi (es. 200g) , questo renderà più facile il conto di quanto indurente aggiungere.
  • Ogni prodotto indica sul flacone di B (o anche su entrambi) il rapporto di impiego .
  • Facciamo un esempio con 100A : 60 Si moltiplicano i grammi di A precedentemente pesati (200g) si moltiplicano per 60 e poi si dividono per 100, per ottenere di grami di B da aggiungere.

Esempio Pratico (rapporto 100:60)

40g componente A. quanto componente B devo aggiungere?

Soluzione à 40/100 = 0,40 à    0,40×60= 24.  Cioè 24g di B

Questa formula è utilizzabile per ogni rapporto di impiego, 100:50, 100:30, ecc.

Come si prepara la resina?

Una volta dosata accuratamente, la resina va mescolata in maniera irregolare (quindi non sempre nella solita direzione)  per almeno 2-3 minuti.Questa parte è fondamentale, dato che se si mescola solo per pochi secondi, a livello molecolare non sarà ben omogenea, e quindi resterà morbida/opaca in alcune parti.

Quanto diventa “dura” la resina?

Il grado di durezza dipende dalla formulazione , dal tempo di riposo e dalla temperatura di catalisi.

Inoltre la resistenza meccanica della resina continua ad aumentare fino a 4-5 giorni dopo l’applicazione.

Quindi dopo 24h ore potrà sembrare ancora morbida, ma nei giorni seguenti continuerà ad indurirsi fino a diventare come una plastica “dura” (diciamo “simil-plexiglass”, volendo dare un metro di misura).

qui puoi vedere le principali caratteristiche di resina epossidica con ottima resistenza meccanica

In quanto si solidifica la resina epossidica? Si può accelerare il processo di indurimento?

Anche in questo caso dipende dalla formulazione e dalla temperatura

Ad ogni modo essendo un polimero “TERMO-INDURENTE”, più si espone al calore e più veloce è la catalisi.

Come regola generale, ogni 10°C in più , il tempo di catalisi, dimezza.

Esempio

20°Cà 3h00’

30°Cà 1h30’

40°Cà 0h45’

Per accelerare la catalisi quindi è sufficiente tenere la colata vicino ad una fonte di calore (anche un semplice termosifone). Attenzione però a non riscaldare delle colate superiori ad 1 cm di spessore. Infatti la resina potrebbe riscaldarsi troppo per via dell’effetto massa (che trovate spiegato nella guida).

Effetto  “Massa”

Questo termine si una per descrive il fenomeno di esotermia (cioè rilascio di calore) che si presenta quando si cola la resina in alti spessori (maggiori di 1 cm). Infatti le molecole di A, legandosi con le molecole di B, rilasciano calore, che viene subito disperso in caso di spessori minimi. Quando invece lo spessore della colata è più alto di 1 cm, il calore viene dissipato più lentamente  quindi la colata inizia a riscaldarsi.

Questo riscaldamento accelera ulteriormente la reazione , che fa si che la temperatura si alzi ancora di più. Per questo motivo bisogna evitare di colare troppa resina tutta in una volta, onde evitare che “cuocia” (creando crepe, bolle e scurendosi).

La resina ingiallisce?

Tutte le resine (anche con “pubblicizzati” filtri UV) prima o poi, se esposte alla luce del sole, tenderanno a cambiare colore, virando verso una tonalità ambrata. Possono volerci poche settimane o molti anni in base all’esposizione alla luce solare (all’esterno ingiallirà prima), allo spessore della resina (più è spessa e prima si vedrà) ed al tipo di colorazione. Ad esempio se la resina è colorata di un colore “forte” come il rosso od il nero, l’ingiallimento non si vedrà.. mentre se è bianco o rosa, si potrà notare prima

Le resine sono di norma caratterizzate da un basso ingiallimento e possono essere quindi usate per manufatti a cui viene richiesto di non cambiare colore per diversi anni (se tenuti all’interno di un abitazione), come quadri, tavoli o gioielli.

scopri di piu’ sulla  resina super trasparente a basso ingiallimento!


Come eliminare opacità superficiali o piccole increspature formatesi appena solidificata?

Queste opacità superficiali (soprattutto nella stagione fredda) sono il risultato dell’effetto dell’umidità ambientale, che crea una patina sulla superfice della colata. All’inizio non si nota, ma appena solidificata, possono vedersi aloni opachi ed addirittura una pellicola increspata, in alcuni punti.

Per evitare questo fenomeno ci sono diverse strategie:

  1. Lavorare in ambiente a bassa umidità (deumidificato) o riscaldato;

2. Riscaldare i 2 componenti prima di colarli (per esempio tenendoli sopra un termosifone);

3. Miscelare la resina con l’indurente e applicarla solo quando inizia a scaldare (di modo che la reazione inizia quando è ancora nel contenitore). Questa operazione è fondamentale, ma richiede un minimo di attenzione.

Infatti la resina (in base alla quantità preparata, per via dell’effetto “massa”) può necessitare di qualche decina di minuti prima di scaldarsi. Andrebbe controllato ogni 5 minuti e non appena raggiunge i 40°C (quando cioè è più calda della nostra mano), può essere applicata. In questo modo una parte delle molecole ha già reagito ed è quindi meno vulnerabile all’umidità ambientale. Attenzione però a non aspettare troppo tempo prima di colare, altrimenti rischiate che si solidifichi nel contenitore!

4. Sarebbe buona norma non applicare di sera o quando piove (dato che l’umidità ambientale aumenta).

5. Non applicare su supporti che contengono ancora umidità come, ad esempio, cemento fresco o legna non essiccata.

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